Report Convegno “Roboti cARe” Arezzo 12-15 Aprile 2016
/Gli scorsi 12-15 aprile presso l’Ospedale San Donato di Arezzo ha avuto luogo l’evento “First Multidisciplinary live surgery event: Roboti-cARe.”
Il Congresso ha avuto come oggetto diverse branche del mondo medico: la chirurgia, ginecologia, ortopedia, otorinolaringoiatria, urologia, oncologia e infermieristica. La organizzazione nasce dalla considerazione che un approccio clinico multidisciplinare consente di amplificare il potenziale, ottimizzare la utilizzazione e ridurre i costi e che inoltre la comparazione continua tra le figure professionali coinvolte permette una crescita maggiore nelle capacità tecniche.
Alla convention – nella sezione dedicata all’Ortopedia – ha preso parte, in qualità di relatore, il Dottor PG Perazzini della Clinica San Francesco (in due distinte relazioni divise tra mattino e pomeriggio concernenti la robotica di anca e di ginocchio).
In particolare al chirurgo veronese è stato demandato un resoconto sul quadro della robotica in Italia (in virtù dell’esperienza maturata in entrambe le metodiche) e su come oggi il mondo ortopedico considera tale innovazione tecnologica.
La chirurgia protesica tradizionale ha consentito di ottenere ottimi risultati, ma oggi si comincia a riflettere sulla precisione ottenibile con tale metodo.
Il Dottor Perazzini e il suo staff della Unità Funzionale di Ortopedia hanno semplicemente sentito l’esigenza di offrire al paziente una chirurgia più precisa, un planning preoperatorio accettato, di scegliere in modo corretto taglie e posizionamento delle componenti protesiche e di compensare l’inevitabile imprecisione insita nella tecnica tradizionale.
L’équipe veronese il 27 gennaio 2011 ha effettuato i primi 3 interventi di chirurgia robotica di ginocchio e nel dicembre 2012 le prime 2 operazioni di Makoplastica d’ancaal di fuori degli USA (prima Nazione al mondo ad aver avviato la procedura).
‹‹La maggior parte dei chirurghi ortopedici italiani›› spiega il Dottore ‹‹considera il robot una complicazione inutile, in quanto ritengono che il sistema tolga importanza al ruolo del chirurgo, la metodica allunghi i tempi dell’intervento. Inoltre molti assumono di essere in grado di eseguire un intervento di protesi monocompartimentale con la stessa precisione di un robot.
E’ importante sottolineare che la tecnica robotica non sostituisce il chirurgo, anzi consente di realizzare ciò che veramente vorrebbe ottenere: un impianto bilanciato ed efficiente».
L’esperienza robotica migliora la conoscenza del chirurgo. Vale a dire ciò che prima si intuiva, ma che non si poteva quantificare, ora grazie al software dei robot si trasforma in numeri, gradi e grafici di tensione.
Oggi oltre il 40% delle ginocchia viene trattato – presso la Clinica San Francesco – con il sistema Mako, con il vantaggio di poter disporre di un efficace strumento didattico e formativo a favore dei giovani chirurghi.
L’affidabilità, la precisione e la mininvasività del sistema hanno condotto il Dottor Perazzini ad operare anche pazienti molto giovani, anziani e bilaterali.
Analizziamo la fase di riabilitazione.
Il recupero postoperatorio nelle ginocchia risulta sorprendente al punto di dover spesso rallentare la fase riabilitativa (al fine di evitare complicazioni tipo versamento, flogosi, etc.).
Per quanto riguarda la dimissione nelle UKR (Unicompartimental knee replacement – Sostituzioni monocompartimentali) avviene il ‘discharge’ nella seconda giornata in circa il 70% dei casi; in tale circostanza i pazienti eseguono un programma rieducativo a domicilio in totale autonomia, senza l’ausilio di fisioterapisti, secondo un protocollo che viene loro spiegato durante la degenza e che gli stessi autonomamente eseguono a domicilio.
Il 30% dei casi (i più complessi) rimane ricoverato per svolgere un breve programma rieducativo fino alla rimozione dei punti (12°/14° giorno). Vi è un evidente vantaggio in termini di risparmio di risorse economiche (una minore degenza ospedaliera – rispetto alle circa 3 settimane nelle TKR, Total knee replacement – ed un più precoce rientro alla attività lavorativa).
‹‹Ne consegue un minor uso di farmaci analgesici nel postoperatorio e nella fase rieducativa (i pazienti non accusano dolore e sono in grado di articolare e di camminare già dal giorno successivo anche senza stampelle)›› prosegue l’ortopedico scaligero. Per il settore dell’anca la robotica garantisce un “plus” di precisione, stabilità dell’articolazione, ricostruzione della geometria articolare con possibilità di misurare e risolvere intraoperatoriamente i difetti rotazionali, utilizzando il concetto di antiversione e offset combinati.
L’esperienza acquisita dalla Clinica San Francesco ha portato la struttura al riconoscimento nel 2013 da parte della Mako Stryker, di Centro di Ortopedia Robotica Europeo (CORE) ed in qualità di Reference Centre di Insegnamento della metodologia robotizzata.
Importante è inoltre la interpretazione corretta dei dati forniti dal robot.
L’analisi dei dati necessita di esperienza, conoscenza e capacità di discernere, in quanto il robot fornisce molte informazioni che bisogna saper comprendere correttamente (la scelta del posizionamento, della tensione legamentosa, restano rigorosamente nelle mani del chirurgo).
La precisione della fase di reaming (alesatura) acetabolare consente di operare con controllo in tempo reale dell’affondamento e del posizionamento della coppa. Oltre a ciò vi è la possibilità di monitorare costantemente la lunghezza dell’arto operato, prevedendo in modo preciso il risultato finale.
Il chirurgo si sente più assistito e protetto da un sistema che è in grado di informarlo in tempo reale di ciò che sta facendo e di un eventuale anche minimo errore di impianto.
Rispetto al pianificato preoperatoriamente il margine di errore al termine dell’intervento è mediamente di 1° (grado) e di 1 mm.