IPERTENSIONE: UNA DIAGNOSI PRECISA GRAZIE ALL’ECOCARDIOGRAFIA
/Sono circa 15 milioni gli italiani che soffrono di ipertensione arteriosa, ovvero di pressione alta e almeno la metà di questi non ne è consapevole perché nella maggior parte dei casi non dà disturbi. I dati appartengono alla SIIA, la Società italiana dell’ipertensione arteriosa, che ha inoltre individuato che ha soffrirne sono per il 33% uomini e per il 31% donne di cui circa tra il 15 e il 20 % sono in condizione di rischio.
Ma che cosa è l’ipertensione? Quali sono le cause che la scatenano? Come si diagnostica e si può prevenire? Lo abbiamo chiesto al medico cardiologo il dottor Alberto Geremia, che ci ha spiegato come fare per capire se si soffre di ipertensione e soprattutto quali sono le indagini diagnostiche da fare.
Che cosa è l’ipertesione?
La pressione arteriosa è la pressione esercitata dal sangue, pompato dal cuore, sulla parete delle arterie che distribuiscono il sangue stesso nell’organismo. Il cuore è appunto il sistema che attua la spinta, Dal momento che il cuore batte ad intervalli regolari, è possibile distinguere una pressione “massima” o “sistolica” che corrisponde al momento in cui il cuore pompa il sangue nelle arterie, ed una pressione “minima” o “diastolica” che corrisponde alla pressione che rimane nelle arterie nel momento in cui il cuore si ricarica di sangue per il battito successivo. Più la pressione arteriosa diastolica sarà alta o più i vasi arteriori saronno vasocostretti tanto più il cuore dovrà aumentare la spinta sostanzialmente aumentando il suo lavoro. E chiaro pertanto che il controllo del funzionamento del nostro cuore e le sue modificazioni strutturali devono essere monitorate grazie ad accertamenti diagnostici.
Non esistono valori di pressione ideali ovvero che possano essere uguali per tutti, infatti ognuno di noi subisce variazioni in relazione a diversi fattori quali: l’età, il sesso, il peso, l’etnia e la sensibilità dello strumento che utilizziamo per la misurazione. In linea di massima, secondo quanto stabilito sempre dalla SIIA i valori in generale sono:
Categoria |
sistolica |
diastolica |
|
Ottimale |
<120 |
e |
<80 |
Normale |
120 – 129 |
e/o |
80 – 84 |
Normale – alta |
130 – 139 |
e/o |
85 – 89 |
Ipertensione di grado 1 |
140 – 159 |
e/o |
90 – 99 |
Ipertensione di grado 2 |
160 – 179 |
e/o |
100 109 |
Ipertensione di grado 3 |
≥ 180 |
e/o |
≥ 110 |
Ipertensione sistolica isolata |
≥ 140 |
e |
< 90 |
Si evince che in età adulta, per non definirsi soggetto iperteso, la pressione del sangue deve restare in un range che va dai 115 ai 139 mmHg nei valori massimi (pressione sistolica) e in un range tra i 75 e 89 mmHg nei valori minimi (pressione diastolica).
Quando i valori risultano superiori di questi range, allora si può parlare di ipertensione arteriosa.
Le conseguenze cliniche dell’ipertensione arteriosa a carico del cuore, derivano appunto dal sovraccarico di lavoro a cui è sottoposto il miocardio e dalle alterazioni strutturali e funzionali delle grandi e piccole arterie.
Quali sono i sintomi?
Non esiste una sintomatologia precisa, nel senso che molti pazienti possono convivere bene con l’ipertensione senza nemmeno esserne a conoscenza, non sempre la malattia si palesa con: cefalee, nervosismo, stanchezza, ronzii e disturbi visivi.
La diagnosi
La diagnosi della malattia ipertensiva si effettua grazie alla misurazione della pressione arteriosa. Sorge però un problema – spiega il dottor Geremia – Spesso, tuttavia, ci troviamo di fronte a pazienti i cui livelli di PA sono ai limiti o lievemente sopra ai limiti di normalità. In questi casi, per decidere l’inizio di una terapia adeguata, dobbiamo ricorre ad accertamenti diagnostici che ci permettano di prendere questa decisione.
L’esame fondamentale, in questo caso, è l’Ecocardiogramma completo di Color-Doppler, consentendoci la valutazione del danno d’organo in fase subclinica. Infatti il cuore, del paziente affetto da ipertensione arteriosa sviluppa una ipertrofia ventricolare sinistra diagnosticabile con l’evidenza di un aumento di spessore parietale, di massa cardiaca e di perdita di elasticità muscolare. Queste modificazioni , che caratterizzano la cardiopatia ipertensiva espongono il paziente ad un maggior rischio di sviluppare ischemia miocardica, aritmie ed insufficienza miocardica.
L’ elettrocardiogramma, esame di primo livello nei paziente affetti da ipertensione arteriosa, non possiede una medesima sensibilità nell’individuare le iniziali modificazioni del ventricolo sinistro, per quanto riguarda lo spessore parietale e la massa ventricolare sinistra. L’ecocardiogramma inoltre ci permette, una volta iniziata la terapia medica di seguire nel tempo l’evoluzione del danno d’organo e capire se la terapia che e stata impostata è corretta o necessità di ulteriori modificazioni di dosaggio e/o qualità.