EMICRANIA CON AURA VS EMICRANIA SENZA AURA: QUALI SONO LE DIFFERENZE?
/Per parlare con sicurezza di emicrania senza aura, devono verificarsi almeno 5 attacchi che soddisfino alcuni criteri, e cioè:
– la durata tra 4 e 72 h (senza trattamento o con trattamento inefficace);
– la cefalea ha almeno una delle seguenti caratteristiche: unilateralità, dolore di tipo pulsante., intensità media o severa (limita o impedisce del tutto le normali attività), peggioramento con l’attività fisica;
– la cefalea è accompagnata da almeno uno dei seguenti sintomi: nausea e/o vomito, fotofobia e/o fonofobia.
Per quanto riguarda la genesi del dolore, esso origina nel tronco cerebrale, in centri di modulazione del dolore; la disfunzione di tali strutture comporterebbe una attivazione anomala del sistema trigeminale.
Perché si soffre di emicrania senza aura?
Si soffre di emicrania senza aurea quando si manifesta:
– una componente genetica
– una componente di personalità: in genere si tratta di persone precise, attente, pignole, “ossessive”;
– una componente di scatenamento dell’attacco: molti sono i potenziali fattori “trigger” implicati, variabili nel singolo individuo:
- ormonali (fase mestruale, ovulazione)
- alimentari (alcool, eccesso o privazione di cibo, alimenti contenenti glutammato o tiramina quali vino rosso, spumante, cioccolato, formaggi piccanti, crostacei)
- farmaceutici (estro-progestinici, nitro-derivati)
- ambientali (cambiamenti del ritmo circadiano, fattori climatici, altitudine, rumori, odori, fumo di sigaretta)
- psicologici (emozioni, stress, rilassamento dopo stress)
Terapia
Soffrire di emicrania significa ridurre di molto la qualità della vita, dal momento che gli attacchi sono spesso di lunga durata (24-48-72 h) e quasi sempre invalidanti non consentendo di portare avanti le consuete attività.
La prima cosa è cercare di eliminare i possibili fattori scatenanti; ad es. nel caso dell’emicrania del week-end legata al cambio del ritmo del fine settimana, è indicato cercare di mimare nel limite del possibile gli orari e le abitudini dei giorni feriali.
Tuttavia va detto che la loro ricerca ossessiva, a meno che sia molto evidente il rapporto causa/effetto, spesso è infruttuosa e frustrante per il soggetto che pratica, inutilmente, una serie di “manovre di evitamento”.
Oggi chi soffre di emicrania “ha il diritto” di accedere ad una terapia farmacologica adeguata, dal momento che esistono strategie efficaci sia per l’attacco acuto che per la prevenzione, ove indicata.
In fase acuta i farmaci di prima scelta sono i triptani, per il loro meccanismo d’azione il cui bersaglio è costituito da specifici recettori cerebrali e che agiscono sull’attacco di emicrania nel suo insieme e non solo sul dolore; per la stessa ragione risultano del tutto inefficaci in caso di dolore di altra origine; vi sono diverse molecole della stessa famiglia, che prevedono la somministrazione per bocca anche con sistema a rapido assorbimento sublinguale/linguale e, alcune, anche per via rettale, come spray nasale e come iniezione sottocutanea.
Il segreto è assumerli al primo accenno di attacco, che il paziente impara a riconoscere facilmente, senza aspettare tempo nella vana speranza che se ne vada da solo.
Anche tutti i farmaci appartenenti alla categoria dei FANS (Farmaci Antinfiammatori Non Steroidei), di cui il prototipo è l’acido acetil-salicilico (Aspirina) e il più usato il Paracetamolo, possiedono oltre alle azioni antipiretica e antinfiammatoria, anche una discreta azione analgesica e pertanto, se efficaci, possono essere utilizzati nell’attacco di emicrania, anche se non possiedono un’azione specifica come invece i triptani.
Quando gli attacchi superano il numero di 3-4/mese o gli attacchi stessi sono poco sensibili agli antidolorifici o, comunque, quando vengono giudicati invalidanti da chi ne soffre, è indicata una terapia preventiva con l’intento di ridurre (talvolta eliminare) il numero degli attacchi e/o la loro intensità; vi sono molti farmaci in commercio appartenenti a diverse famiglie (beta-bloccanti, calcio-antagonisti, antiepilettici) che prevedono cicli di terapia di 6-8 mesi e comunque in relazione ad efficacia e tollerabilità.
Perché si soffre di emicrania con aurea?
Si parla di emicrania con aura, quando si verificano almeno 2 attacchi che racchiudono almeno tre dei seguenti quattro criteri:
– uno o più sintomi di disfunzione focale cerebrale, completamente reversibile; essi possono essere di tipo:
- visivo (scotomi cioè zone buie, fosfeni cioè zone luminescenti, forme geometriche dette “spettri di fortificazione”, abbagliamento, metamorfopsie o visione di immagini deformate, visione a zoom o a mosaico)
- sensitivo (parestesie tipo “formicolio”, tipicamente a carico di bocca e mano dello stesso lato del corpo)
- motorio (debolezza o atassia)
- di linguaggio (disartria cioè difficoltà ad articolare le parole, afasia cioè difficoltà di espressione verbale)
- di coscienza (déjà vu o senzazione di aver già vissuto la situazione presente, “trance” o stato di sonno ipnotico)
– almeno un sintomo neurologico dell’aura che si sviluppi gradualmente in più di 4 minuti o due o più sintomi che si presentino in successione;
– nessun sintomo dell’aura che duri meno di un’ora; ma se è presente più di un sintomo, la durata può essere più lunga;
– la cefalea, quando presente (ma può anche mancare), segue l’aura con un intervallo libero minore di 60 m’, anche se talora può esordire prima o contemporaneamente all’aura.
E’ ovvio che la storia clinica e l’esame obiettivo generale e neurologico non devono far sospettare alcuna condizione patologica specifica. Il fenomeno dell’aura, soprattutto quella afasica (con incapacità di parlare), è quello che spaventa maggiormente chi ne soffre, poiché si tratta di un disturbo neurologico vero e proprio, che rimanda inevitabilmente il pensiero ad un problema più grave quale l’ictus. La ragione di tale deficit, che è per definizione transitorio (ma questo il paziente lo sa solo dopo che sintomo è regredito) è stata individuata in una vera e propria messa fuori funzione graduale di alcune zone del cervello (da cui la variabilità di presentazione del fenomeno in relazione ai territori interessati) che poi gradatamente e spontaneamente tornano a funzionare. L’aura visiva è quella più frequente e chi ne soffre deve sapere che in tale condizione la sua capacità visiva è più o meno compromessa per cui se si trova in una situazione potenzialmente pericolosa (cfr. la guida dell’auto) deve interrompere ciò che sta facendo e aspettare che passi.
Terapia
La terapia farmacologica dell’emicrania con aura prevede una strategia differente; diciamo subito che sull’aura non si può (e probabilmente non si deve) fare nulla: passa da sola.
Una volta terminata l’aura che, va ribadito, può costituire la sola manifestazione dell’attacco, in caso di dolore si può far ricorso agli stessi farmaci (triptani, FANS) dell’emicrania senza aura.
Inoltre in genere gli attacchi di emicrania con aura sono pochi e diradati nel tempo (anche a distanza di anni!) e pertanto ha poco senso una terapia preventiva; essa va presa in considerazione solo nei casi, non così infrequenti, di “grappoli” di crisi ravvicinate della durata potenziale di qualche mese; il farmaco da assumere in tal caso è un antiepilettico (la Lamotrigina) che ha mostrato una buona efficacia.