DONNE E ALIMENTAZIONE: UN REGIME EQUILIBRATO RIDUCE OBESITA’ E RISCHIO DI PATOLOGIE CARDIO CIRCOLATORIE
/L’alimentazione riveste un ruolo principale per la nostra salute, un’adeguata distribuzione dei pasti durante la giornata e un’attenda scelta dei cibi scongiurano il sovrappeso, l’obesità e quindi l’aumento del rischio di patologie croniche. Ad oggi in Italia sono circa 50 mila all’anno i decessi attribuibili alla cattiva alimentazione. Nelle donne un regime dietetico vario ed equilibrato garantisce un apporto ottimale di nutrienti e permette anche l’apporto di sostanze che svolgono un ruolo protettivo o preventivo nei confronti di varie patologie soprattutto le malattie cardiovascolari.
“E’ fondamentale adattare l’alimentazione ad ogni momento della vita. – ha spiegato il medico fisiatra Alessandro Di Matteo – Un regime alimentare bilanciato e corretto è importante fin dall’adolescenza, un periodo caratterizzato da profondi cambiamenti fisici, psichici e comportamentali. In questa fase della vita aumenta il fabbisogno di energia e di alcuni nutrienti e quindi l’alimentazione deve essere in grado di apportare tutto quanto necessario. Poi esiste un altro momento delicato nella vita di una donna, ovvero la menopausa. Nel corso di questo periodo una donna vive spesso un aumento di peso e una diversa distribuzione del grasso corporeo, che si accumula soprattutto a livello addominale. Per mantenere sotto controllo la situazione ed evitare così il sovrappeso, è importante ridurre il numero di calorie quotidiane, facendo in modo che l’alimentazione sia varia e comprenda tutti i gruppi alimentari principali. Ci vogliono varietà di cibi e moderazione, è importante ridurre i grassi, il sale e privilegiare gli alimenti integrali ricchi di fibre, la frutta e verdura”.
Per una donna, come già sottolineato dal dottor Di Matteo, l’alimentazione è fondamentale a tutte le età soprattutto il peso corporeo può incidere sulla fertilità. “Ciò che mangiamo influenza anche la fertilità, la gravidanza e il futuro dei nuovi nati. – ha sottolineato il dottor Di Matteo – Se si desidera concepire un figlio è molto importante mantenere il peso forma, perché sia il peso in eccesso che l’estrema magrezza hanno un effetto negativo sulla possibilità di concepire. Quindi è importante affidarsi ad un regime dietetico che sia in grado di fornire ciò che serve al corpo di una donna che desidera avere un figlio, per questo la dieta mediterranea è molto ricca di antiossidanti, che proteggono gli ovuli dall’attacco di agenti infettivi e sostanze inquinanti. Una corretta alimentazione, già a partire dal periodo pre-concezionale, aiuta a portare avanti la gravidanza nel migliore dei modi, e riduce il rischio di parto pretermine, diabete gestazionale, e anche il feto ne trae beneficio. Attenzione non solo alla quantità ma anche alla qualità del cibo”.
7 regole fondamentali per un’alimentazione equilibrata
- Fare una sana prima colazione con latte o yogurt, qualche fetta biscottata e un frutto
- Variare spesso le scelte
- Non saltare i pasti
- Consumare almeno 5 porzioni di frutta e verdura al giorno
- Non eccedere nel consumo di sale
- Limitare il consumo di dolci
- Preferire l’acqua e limitare le bevande zuccherate e l’alcol.
“Per la prevenzione dell’osteoporosi è importante ridurre il consumo di proteine animali (carne, formaggi, uova) che determina una maggior perdita di calcio attraverso le urine. – ha concluso il dottor Di Matteo – E’ indispensabile preferire proteine di origine vegetale e ridurre drasticamente l’uso del sale poiché causa un aumento dell’escrezione urinaria di calcio. Latte, yogurt e formaggi sono importanti fonti di calcio, ma è meglio assumerli totalmente o parzialmente scremati per evitare l’eccessivo introito di grassi saturi, colesterolo e calorie”.
Report 147° Congresso SERTOT Riccione
/L’esperienza della Clinica San Francesco sbarca sulla riviera adriatica ed esattamente alla 147° riunione S.E.R.T.O.T. (Società Emiliano-Romagnola-Triveneta di Ortopedia e Traumatologia) svoltasi lo scorso fine settimana al Palazzo dei Congressi di Riccione (RN), intitolata “La patologia della femoro-rotulea, dall’infanzia alla chirurgia protesica – Le rotture tendinee dell’arto superiore”, attirando esperti da tutta Italia nel campo della ortopedia e traumatologia e non solo.
Durante la convention romagnola, il Dottor Piergiuseppe Perazzini, Responsabile dell’Unità Funzionale di Ortopedia e Traumatologia, ha partecipato in qualità di relatore, esponendo alla platea lo stato dell’arte della chirurgia robotica protesica e sottolineando i numerosi progressi ottenuti soprattutto dalla Clinica San Francesco attraverso l’esperienza con sistema Mako relativa alla protesi monocompartimentale previa Tac.
Particolarmente rilevante è risultata la fase delle domande rivolte al Dottor Perazzini sul sistema Mako da parte dei numerosi colleghi presenti. L’occasione ha visto il Dottor Perazzini mettere in luce i tanti vantaggi della metodica («maggiore precisione, conoscenza della situazione dell’osso subconderale, più precisa la valutazione della taglia, tibiale in particolare , maggiore efficienza della fresatura, migliore valutazione del grado di deformità preparatoria e della correzione ottenibile», utilizzando le sue parole) e gli svantaggi («TAC preoperatoria e costo del sistema»).
Attualmente la Clinica si avvale, di base, del sistema Mako per le artrosi compartimentali, in cui si utilizzano protesi monocompartimentali; per i casi di allergia ai metalli (nichel in primis) lo staff di Ortopedia e Traumatologia ricorre al ‘Navio blue belt’, sistema che permette l’utilizzo di una protesi in oxinìum anallergica. «Nelle gonartrosi diffuse, in cui si impianta una protesi totale ,rimane incontrastato il sistema Mako che ha un grande vantaggio in termini di precisione e di bilanciamento rispetto al Navio», afferma infine il Dottore.
EMICRANIA CON AURA VS EMICRANIA SENZA AURA: QUALI SONO LE DIFFERENZE?
/Per parlare con sicurezza di emicrania senza aura, devono verificarsi almeno 5 attacchi che soddisfino alcuni criteri, e cioè:
– la durata tra 4 e 72 h (senza trattamento o con trattamento inefficace);
– la cefalea ha almeno una delle seguenti caratteristiche: unilateralità, dolore di tipo pulsante., intensità media o severa (limita o impedisce del tutto le normali attività), peggioramento con l’attività fisica;
– la cefalea è accompagnata da almeno uno dei seguenti sintomi: nausea e/o vomito, fotofobia e/o fonofobia.
Per quanto riguarda la genesi del dolore, esso origina nel tronco cerebrale, in centri di modulazione del dolore; la disfunzione di tali strutture comporterebbe una attivazione anomala del sistema trigeminale.
Perché si soffre di emicrania senza aura?
Si soffre di emicrania senza aurea quando si manifesta:
– una componente genetica
– una componente di personalità: in genere si tratta di persone precise, attente, pignole, “ossessive”;
– una componente di scatenamento dell’attacco: molti sono i potenziali fattori “trigger” implicati, variabili nel singolo individuo:
- ormonali (fase mestruale, ovulazione)
- alimentari (alcool, eccesso o privazione di cibo, alimenti contenenti glutammato o tiramina quali vino rosso, spumante, cioccolato, formaggi piccanti, crostacei)
- farmaceutici (estro-progestinici, nitro-derivati)
- ambientali (cambiamenti del ritmo circadiano, fattori climatici, altitudine, rumori, odori, fumo di sigaretta)
- psicologici (emozioni, stress, rilassamento dopo stress)
Terapia
Soffrire di emicrania significa ridurre di molto la qualità della vita, dal momento che gli attacchi sono spesso di lunga durata (24-48-72 h) e quasi sempre invalidanti non consentendo di portare avanti le consuete attività.
La prima cosa è cercare di eliminare i possibili fattori scatenanti; ad es. nel caso dell’emicrania del week-end legata al cambio del ritmo del fine settimana, è indicato cercare di mimare nel limite del possibile gli orari e le abitudini dei giorni feriali.
Tuttavia va detto che la loro ricerca ossessiva, a meno che sia molto evidente il rapporto causa/effetto, spesso è infruttuosa e frustrante per il soggetto che pratica, inutilmente, una serie di “manovre di evitamento”.
Oggi chi soffre di emicrania “ha il diritto” di accedere ad una terapia farmacologica adeguata, dal momento che esistono strategie efficaci sia per l’attacco acuto che per la prevenzione, ove indicata.
In fase acuta i farmaci di prima scelta sono i triptani, per il loro meccanismo d’azione il cui bersaglio è costituito da specifici recettori cerebrali e che agiscono sull’attacco di emicrania nel suo insieme e non solo sul dolore; per la stessa ragione risultano del tutto inefficaci in caso di dolore di altra origine; vi sono diverse molecole della stessa famiglia, che prevedono la somministrazione per bocca anche con sistema a rapido assorbimento sublinguale/linguale e, alcune, anche per via rettale, come spray nasale e come iniezione sottocutanea.
Il segreto è assumerli al primo accenno di attacco, che il paziente impara a riconoscere facilmente, senza aspettare tempo nella vana speranza che se ne vada da solo.
Anche tutti i farmaci appartenenti alla categoria dei FANS (Farmaci Antinfiammatori Non Steroidei), di cui il prototipo è l’acido acetil-salicilico (Aspirina) e il più usato il Paracetamolo, possiedono oltre alle azioni antipiretica e antinfiammatoria, anche una discreta azione analgesica e pertanto, se efficaci, possono essere utilizzati nell’attacco di emicrania, anche se non possiedono un’azione specifica come invece i triptani.
Quando gli attacchi superano il numero di 3-4/mese o gli attacchi stessi sono poco sensibili agli antidolorifici o, comunque, quando vengono giudicati invalidanti da chi ne soffre, è indicata una terapia preventiva con l’intento di ridurre (talvolta eliminare) il numero degli attacchi e/o la loro intensità; vi sono molti farmaci in commercio appartenenti a diverse famiglie (beta-bloccanti, calcio-antagonisti, antiepilettici) che prevedono cicli di terapia di 6-8 mesi e comunque in relazione ad efficacia e tollerabilità.
Perché si soffre di emicrania con aurea?
Si parla di emicrania con aura, quando si verificano almeno 2 attacchi che racchiudono almeno tre dei seguenti quattro criteri:
– uno o più sintomi di disfunzione focale cerebrale, completamente reversibile; essi possono essere di tipo:
- visivo (scotomi cioè zone buie, fosfeni cioè zone luminescenti, forme geometriche dette “spettri di fortificazione”, abbagliamento, metamorfopsie o visione di immagini deformate, visione a zoom o a mosaico)
- sensitivo (parestesie tipo “formicolio”, tipicamente a carico di bocca e mano dello stesso lato del corpo)
- motorio (debolezza o atassia)
- di linguaggio (disartria cioè difficoltà ad articolare le parole, afasia cioè difficoltà di espressione verbale)
- di coscienza (déjà vu o senzazione di aver già vissuto la situazione presente, “trance” o stato di sonno ipnotico)
– almeno un sintomo neurologico dell’aura che si sviluppi gradualmente in più di 4 minuti o due o più sintomi che si presentino in successione;
– nessun sintomo dell’aura che duri meno di un’ora; ma se è presente più di un sintomo, la durata può essere più lunga;
– la cefalea, quando presente (ma può anche mancare), segue l’aura con un intervallo libero minore di 60 m’, anche se talora può esordire prima o contemporaneamente all’aura.
E’ ovvio che la storia clinica e l’esame obiettivo generale e neurologico non devono far sospettare alcuna condizione patologica specifica. Il fenomeno dell’aura, soprattutto quella afasica (con incapacità di parlare), è quello che spaventa maggiormente chi ne soffre, poiché si tratta di un disturbo neurologico vero e proprio, che rimanda inevitabilmente il pensiero ad un problema più grave quale l’ictus. La ragione di tale deficit, che è per definizione transitorio (ma questo il paziente lo sa solo dopo che sintomo è regredito) è stata individuata in una vera e propria messa fuori funzione graduale di alcune zone del cervello (da cui la variabilità di presentazione del fenomeno in relazione ai territori interessati) che poi gradatamente e spontaneamente tornano a funzionare. L’aura visiva è quella più frequente e chi ne soffre deve sapere che in tale condizione la sua capacità visiva è più o meno compromessa per cui se si trova in una situazione potenzialmente pericolosa (cfr. la guida dell’auto) deve interrompere ciò che sta facendo e aspettare che passi.
Terapia
La terapia farmacologica dell’emicrania con aura prevede una strategia differente; diciamo subito che sull’aura non si può (e probabilmente non si deve) fare nulla: passa da sola.
Una volta terminata l’aura che, va ribadito, può costituire la sola manifestazione dell’attacco, in caso di dolore si può far ricorso agli stessi farmaci (triptani, FANS) dell’emicrania senza aura.
Inoltre in genere gli attacchi di emicrania con aura sono pochi e diradati nel tempo (anche a distanza di anni!) e pertanto ha poco senso una terapia preventiva; essa va presa in considerazione solo nei casi, non così infrequenti, di “grappoli” di crisi ravvicinate della durata potenziale di qualche mese; il farmaco da assumere in tal caso è un antiepilettico (la Lamotrigina) che ha mostrato una buona efficacia.
CAMPIONI DEL CICLISMO INTERNAZIONALE TRA I PAZIENTI DELLA CLINICA SAN FRANCESCO
/Cade durante una tappa della Coppa del Mondo e si rompe lo scafoide. Si tratta di Daniil Marukhin, ciclista kazako del team Astana City, che ieri, 16 maggio, è stato operato in Clinica San Francesco. Una brutta sorpresa per l’atleta 20enne che ha dovuto interrompere la competizione per la rottura dello scafoide destro, mentre si trovava in Francia per disputare una delle tappe della prestigiosa competizione. Ieri, 16 maggio, è stato ricoverato alla Clinica San Francesco e operato intorno alle 16 dal team di chirurgia della mano, guidato dal chirurgo Alberto Donadelli e Enrico Carità. “L’intervento è andato bene. – ha raccontato il chirurgo Donadelli – Il paziente già dopo l’operazione non ha più avuto dolore. Abbiamo realizzato un intervento percutaneo per accelerare la guarigione”. Stamattina, 17 maggio, Daniil Marukhin si presentava già in ottima forma e pronto a tornare agli allenamenti insieme con il suo team manager Eugenio Sladkov.
Abbiamo approfittato per conoscere più da vicino Daniil, già campione in Asia della sua categoria : “Sto bene e sono pronto a tornare in pista – ci ha detto sorridendo – Tutto il personale della Clinica e lo Staff medico sono stati davvero professionali e gentilissimi. Mi piace l’Italia e mi piacciono molto gli italiani, è un paese davvero ospitale. Anche il livello degli atleti è notevole, ed è proprio per questo che il nostro team ha sede qui in Europa”. Come nasce la passione per il ciclismo? “E’ una passione di famiglia – ha raccontato il giovane ciclista – mio padre correva e quindi mi sono incuriosito e ho voluto provare, poi non ho più smesso”. Una grande promessa del ciclismo anche a detta del suo team manager al quale abbiamo chiesto se vedremo presto Daniil gareggiare con i big del ciclismo in competizioni importanti come il “Tour de France” o il “Giro D’Italia” e ci ha risposto: “ Sicuramente è il nostro obiettivo riuscire anche da subito a partecipare al Giro d’Italia già quest’anno nella categoria juniores. Ce la metteremo tutta”. Daniil stamattina è stato dimesso con al polso un tutore termoplastico che servirà a garantirgli immobilità e protezione, inoltre lo staff medico i fisioterapisti si sono prodigati per contattare una struttura che possa seguire l’atleta nei prossimi giorni di allenamento a Livigno.
Daniil e il suo team Manager hanno avuto, tempo fa, la possibilità di conoscere l’Associazione Mondo Aperto, che si occupa dei rapporti tra i vari paesi dell’Ex Unione Sovietica e l’Europa, e che si è prodigata per aiutare Daniil, facendogli così conoscere così la nostra Clinica.
Il Dottor Perazzini relatore al Congresso SERTOT
/“La patologia della femoro-rotulea, dall’infanzia alla chirurgia protesica – Le rotture tendinee dell’arto superiore”, questo è il titolo della 147° riunione S.E.R.T.O.T. (Società Emiliano-Romagnola-Triveneta di Ortopedia e Traumatologia) che si terrà venerdì 17 e sabato 18 maggio 2019 al Palazzo dei Congressi di Riccione (RN). Direttore della riunione, il Dott. Lorenzo Ponziani, Direttore dell’Unità Complessa di Ortopedia e Traumatologia e Chirurgia della Mano dell’Ospedale di Stato della Repubblica di San Marino. La kermesse adriatica (evento accreditato ECM) raduna esperti di eccellenza (provenienti anche dalle zone d’Italia extra area SERTOT) nei settori dell’ortopedia e traumatologia, medicina fisica, riabilitazione, medicina dello sport e reumatologia. All’evento di prestigio prenderà parte in qualità di relatore il Dottor Piergiuseppe Perazzini, Responsabile dell’Unità Funzionale di Ortopedia e Traumatologia, in virtù della sua cospicua casistica nell’ambito della chirurgia protesica robotica.
Nel dettaglio il chirurgo ortopedico veronese, nel corso della prima giornata, prenderà parte alla Tavola Rotonda “La protesi della femoro-rotulea: stato dell’arte” e soprattutto alla sessione “La protesi monocompartimentale di ginocchio: la mia esperienza con sistema TC guidato”, laddove potrà esporre la propria pluriennale esperienza con il sistema robotico Mako , la quale ha permesso di tramutare il CORE, il Centro di Ortopedia Robotica Europeo della Clinica San Francesco – istituito nel 2013 – , un autentico punto di riferimento nazionale, europeo e mondiale nella chirurgia del ginocchio e dell’anca.
La prevenzione in età pediatrica favorisce un corretto sviluppo visivo
/La visita oculistica può essere effettuata in qualsiasi momento se c’è il sospetto di un particolare problema oppure se c’è una familiarità con alcune patologie o difetti visivi, altrimenti è consigliabile una visita intorno ai 3 / 4 anni. La dottoressa Chiara Brunelli ci ha spiegato cosa è necessario fare.
IL CONSUMO INCONTROLLATO DI ALCOL NELLE DONNE, PORTA ALL’INFERTILITÀ O ALLA MENOPAUSA PRECOCE.
/In Italia l’alcol rappresenta una problematica che non può essere affatto sottovalutata, da una ricerca realizzata da Eurispes – Enpam è emerso che negli ultimi 10 anni sono stati 435 mila i morti a causa di questa “cattiva abitudine”. Purtroppo si tratta di un allarme sociale che racchiude numerosissime conseguenze, soprattutto per le donne rappresenta uno dei fattori di rischio di infertilità e menopausa precoce. A tal proposito dai dati ISTAT di evince che esiste un incremento, negli ultimi anni, delle consumatrici di alcol fuori pasto, in particolare, nel corso del 2015 la prevalenza è aumentata di 1,2 punti percentuali e l’incremento risulta particolarmente significativo nella classe di età tra i 25 e i 44 anni.
L’organismo femminile, rispetto a quello maschile, è più vulnerabile agli effetti dell’alcol e a tal proposito le linee guida nutrizionali raccomandano che una donna adulta in buona salute non superi un consumo giornaliero di una unità alcolica, (ovvero una quantità di etanolo contenuta in un bicchiere da 125 ml di vino a media gradazione, in una lattina o bottiglia di birra da 330 ml di media gradazione o in un bicchierino da bar di 40 ml di superalcolico). Il corpo di una donna generalmente, presenta una massa corporea inferiore rispetto a quello di un uomo, quindi una minor quantità di acqua corporea e meno efficienza dei meccanismi di metabolizzazione dell’alcol. Questi sono i motivi secondo i quali una donna impiega meno tempo per diventare una potenziale alcolista e sviluppare così le complicanze epatiche, cardiovascolari e psichiatriche correlate all’abuso. Inoltre la donna che beve abitualmente presenta un maggior rischio di sviluppare il tumore della mammella. Ma non è tutto.
“L’abuso di alcol ha un ruolo rilevante e incide negativamente anche sulla fertilità. così scrive il Ministero della Salute – L’abuso di alcol può essere, infatti, responsabile di una minore produzione degli ormoni femminili, determinando un’insufficienza ovarica che si manifesta con irregolarità mestruali (fino alla scomparsa del ciclo), assenza di ovulazione, infertilità e menopausa precoce. Nella donna che assume contraccettivi orali, inoltre, l’alcol ingerito resta in circolo più a lungo. Numerosi studi hanno infine dimostrato che l’alcol determina una riduzione dell’attività osteoblastica (produzione, crescita e mantenimento delle ossa) e della calcemia (quantità di calcio nel sangue), fattori che conducono all’osteoporosi. Inoltre, per le donne in gravidanza va evitato anche un consumo moderato di alcol”. A tal proposito è necessario sottolineare che l’uso di alcol interferisce sui normali processi di sviluppo del feto e può provocare malformazioni e ritardo mentale. A causa di questi effetti le donne in gravidanza che consumano alcol in maniera importante sono a maggior rischio di aborti spontanei e di partorire neonati con sindrome da fato alcolica (FAS – Fetal Alcohol Syndrome).
Il trattamento del piede piatto prevede due momenti principali: una prima fase di trattamento in età pediatrica ed un eventuale trattamento nella fase adulta
/Il plantare non ha una capacità correttiva del piattismo ai fini di una guarigione ma riesce a dare una modificazione un’alterazione positiva della postura che permette al piede di avere degli assi di carico durante la spinta sportiva, durante la fase di gioco, molto più corretta rispetto ad un piede piatto non supportato da plantare e contemporaneamente di modificare aiutando la postura corretta a livello di ginocchio e a livello del bacino. Ma non è tutto. il chirurgo ortopedico Michele Montanari ha descritto quali sono i passaggi fondamentali per curare il piattismo anche in età adulta.
La clinica
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