I vantaggi della chirurgia robotica protesica prima, durante e dopo l’intervento
/Scegliere la chirurgia robotica assicura al paziente vantaggi importanti, prima, durante e dopo l’intervento. Prima, perché con la robotica è possibile pianificare con anticipo i dettagli dell’operazione, la precisione dell’impianto e l’accuratezza del posizionamento della protesi. Durante, perché l’approccio mini-invasivo permette di intervenire nei minimi dettagli. Grazie alla mini-invasività i tempi di recupero si riducono a tutto vantaggio del paziente che può riprendere le attività quotidiane in meno tempo con un buon percorso di riabilitazione, fondamentale per il totale recupero. Il dottor Paolo Sembenini, chirurgo ortopedico specializzato in robotica e artroscopica, dell’équipe del dottor Piergiuseppe Perazzini, ci ha spiegato i vantaggi.
CON LA PREVENZIONE E LO SCREENING, IL TUMORE AL SENO NON FA PIU’ PAURA
/Nel nostro Paese il tumore al seno sta perdendo terreno, grazie ad una diffusa attività di prevenzione e all’aumento dello screening tra la popolazione femminile.
Il tumore al seno rappresenta il 29% dei tumori che colpiscono le donne, il rischio di ammalarsi aumenta con l’aumentare dell’età e le sue probabilità di sviluppo sono di una donna su 42 fino ai 49 anni, una donna su 18 tra i 50 e i 69 anni e di una donna su 21 tra i 70 e gli 84 anni.
Purtroppo anche il trend d’incidenza del cancro al seno in Italia appare in leggero aumento circa lo 0,9% ogni anno, mentre continua a calare la mortalità (– 2,2 % per anno). Si è osservato che esiste una differenza minima di mortalità tra le diverse zone del nostro Paese: 37,6 casi ogni 100mila donne al Nord, 31,8 casi al Centro e 34,1 casi al Sud e nelle Isole.
Il tumore al seno colpisce le zone del mondo in maniera non omogenea, nel senso che i tassi più alti si riscontrano nei paesi economicamente più avanzati. “Uno dei fattori che sicuramene influenzano l’aumento del rischio di ammalarsi di cancro al seno, lo possiamo definire, fattore d’urbanizzazione. – ha spiegato il chirurgo Gino Rigotti, padre della ricostruzione mammaria con tessuto adiposo – Non sappiamo se questo fattore sia correlato a cause prettamente ambientali, ma sicuramente abbiamo osservato che anche le donne provenienti da continenti diversi dal nostro, come può essere l’Africa, dove i centri non sono cosi urbanizzati, quando arrivano in Europa, si ammalano con la stessa incidenza delle donne nate e cresciute qui”.
La diminuzione della mortalità per tumore al seno è da attribuire, sicuramente, alla sempre maggior diffusione di programmi di prevenzione e diagnosi precoce, che quali tutte le strutture, pubbliche e private, promuovono a livello nazionale. Anche la sopravvivenza a 5 anni delle donne con tumore della mammella in Italia rappresenta una buona percentuale, si parla dell’87%, anche in questo caso esistono piccole differenze relative alle diverse macro aree del Paese: 88% nel Nord, 87% nel Centro e al Sud l’85%.
La diagnosi precoce resta ancora l’unica arma in grado di sconfiggere questa malattia.
Come faccio a sapere quando è arrivato il momento di fare una visita di controllo?
“Il primo campanello d’allarme è l’autopalpazione – ha spiegato il dottor Rigotti – Tuttavia bisogna affidarsi agli screening a partire dai 40 anni”.
Nelle donne che non evidenziano particolari sintomi o che non riscontrano segni evidenti, come noduli dai contorni definiti al seno, non resta che fare una mammografia. Si tratta di una radiografia e numerosi studi hanno dimostrato che fare uno screening mammografico può ridurre la mortalità da carcinoma mammario e aumenta le possibilità terapeutiche. Ovviamente più aumenta l’età anagrafica e più si riduce il tempo trascorso tra i controlli, infatti donne dai 50 ai 69 anni dovranno programmare lo screening mammografico con cadenza biennale. “Grazie alle attività di prevenzione e agli screening, oggi si muore molto meno – ha concluso Rigotti – anche le guarigioni sono molto più frequenti e ci sono moltissime donne, che grazie alle terapie, riescono a stare in equilibrio, cioè riescono a convivere con la malattia, tenendola sotto controllo”.
I dati diffusi dall’Airc, Associazione italiana per la ricerca sul cancro
RICOSTRUIRE IL SENO CON IL TESSUTO ADIPOSO CONSENTE ALLE DONNE MASTECTOMIZZATE DI METTERE LA PAROLA “FINE” AL CANCRO
/Il dottor Gino Rigotti è stato il padre della ricostruzione della mammella con tessuto adiposo, colui che, insieme alla sua équipe, ha usato l’adipe per la rigenerazione.
Quasi tutte le donne che hanno subito un intervento di mastectomia scelgono la chirurgia ricostruttiva. La mastectomia resta la traccia indelebile del passaggio del cancro, ma grazie alla ricostruzione della mammella per molte donne, è stato possibile mettere la parola “fine” alla malattia e ripartire.
Si tratta di una pratica chirurgica che molto spesso è consigliata dallo stesso oncologo e si può realizzare da subito, durante la rimozione totale o parziale della mammella, è possibile ricostruire il seno grazie all’innesto del tessuto adiposo.
In occasione del mese dedicato alla prevenzione del tumore al seno, ci siamo fatti raccontare proprio dal pioniere della ricostruzione della mammella con il grasso prelevato attraverso liposuzione, il chirurgo plastico, della Clinica San Francesco, Gino Rigotti di cosa si tratta e quali sono i vantaggi di questo tipo di ricostruzione.
Dottor Rigotti, lei è il pioniere della procedura di ricostruzione del seno con l’utilizzo del tessuto adiposo. Si tratta di un’operazione chirurgica che può essere proposta a tutte le pazienti che hanno affrontato una mastectomia?
“La ricostruzione del seno, post mastectomia, è una procedura chirurgica che si propone al 100% delle pazienti, poiché non vi sono controindicazioni o impedimenti tecnici. L’unico caso in cui non è possibile effettuare questo tipo di ricostruzione è quando nella paziente non vi è presente grasso corporeo, perché il tessuto adiposo che innestiamo per riempire il seno della paziente lo preleviamo dalla stessa”.
Quanto tempo deve trascorrere tra l’intervento di mastectomia e quello di ricostruzione della mammella?
“La ricostruzione della mammella con l’innesto del tessuto adiposo può essere realizzata anche durante l’intervento di demolizione a meno che non si debba aspettare un lasso di tempo tale per ottenere i risultati istologici sul tessuto prelevato oppure perché prima devono essere somministrate terapie complementari come radioterapia o chemioterapia”.
Quali sono i vantaggi della ricostruzione del seno con il tessuto adiposo rispetto a quella realizzata con protesi?
“I vantaggi della ricostruzione della mammella con tessuto adiposo sono essenzialmente tre. Dopo un intervento di ricostruzione con tessuto adiposo la paziente recupera completamente la sensibilità di tutta la parte coinvolta dall’intervento di svuotamento. Questo è un aspetto fondamentale, che da un’operazione di ricostruzione con protesi, non è contemplato.
Da punto di vista morfologico, quella con adipe è la ricostruzione migliore perché diminuisce la necessità di rendere simmetrico il seno interessato con quello non operato e diminuisce anche la necessità di rimodellamento. Ultimo grande vantaggio della ricostruzione grazie al tessuto adiposo è quello di mettere la parola “fine” alla malattia. Infatti, una volta realizzato l’intervento di riempimento con il tessuto adiposo, la paziente è consapevole che lo fa per tutta la vita, contrariamente all’innesto di una protesi che, dopo un numero di anni, deve essere necessariamente sostituita”.
Esistono degli svantaggi relativi alla ricostruzione con tessuto adiposo?
“L’unico inconveniente è che si tratta di un intervento che non può essere eseguito in una sola volta. Infatti sono richieste una serie di sedute che vengono programmate con una cadenza trimestrale ed in alcuni casi possono essere anche numerose. Per questo motivo abbiamo messo a punto un tipo di anestesia con bassi livelli di analgesico che consente una ripresa post operatoria e una dimissione dall’ospedale più rapide”.
L’utilizzo del tessuto adiposo è migliore anche per ciò che riguarda il risultato finale, ovvero l’estetica del seno ricostruito?
“Si tratta sicuramente di un risultato anche da un punto di vista visivo meno impattante. Quindi utilizzare il tessuto adiposo al posto della protesi permette: il recupero totale della sensibilità e quindi è meno difficile da sopportare psicologicamente, permette alle pazienti di considerare il cancro come un’esperienza conclusa e infine richiede un intervento di rimodellamento molto meno complesso. Ma non è finita. Quando ho compreso che il tessuto adiposo fosse migliore di una protesi siamo andati avanti con le ricerche. Da alcune di queste è emerso che l’adipe, grazie al suo potenziale rigenerativo, cura il danno da radioterapia”.
Ci spiega cosa succede esattamente?
“Il potere curativo del tessuto adiposo lo abbiamo sperimentato nella quadrantectomia. Si tratta di un tipo di mastectomia ovvero di uno svuotamento parziale del seno che concede un miglior rimodellamento della mammella, ma ha come condizione necessaria la radioterapia. La radioterapia provoca un danno permanente che spesso con il passare degli anni non migliora, ma s’ intensifica. Si tratta di un danno ischemico che causa un deficit circolatorio che, grazie all’innesto del tessuto adiposo e al suo carattere rigenerativo agisce sui vasi sanguigni e cura il danno da radioterapia in maniera definitiva ed efficace”.
Quale è il consiglio che si sente di dare alle donne?
“La prevenzione resta ancora l’arma più efficace per combattere il cancro definitivamente. Grazie alla prevenzione si scoprono casi di cancro prima che si trasformino in casi complessi e scongiurare così tristi epiloghi. Il primo passo è l’autopalpazione e a seguire lo screening già a partire dai 40 anni”.
DAL BELGIO PER IMPARARE LA CHIRURGIA ROBOTICA
/“Penso che l’utilizzo della robotica nella chirurgia ortopedica sia un metodo molto interessante perchè permette di applicare le protesi nella perfetta posizione. Per noi è stato molto istruttivo vedere la procedura eseguita dal Dottor Perazzini che è un grande esperto della metodica. Una migliore chirurgia significa un miglior risultato clinico per il paziente e il suo recupero”. Questo il commento a caldo del Dr. Jan Mycnke dell’Heilig Hart Hospital di Leuven (Belgio) che ieri, insieme al collega Dr. Nick Van Opstal, ha effettuato un training di chirurgia robotica con Piergiuseppe Perazzini.
Con questo appuntamento prosegue la formazione alla Clinica San Francesco, guidata da Piergiuseppe Perazzini, di specialisti provenienti da tutta Europa. Il prossimo training è in programma il 6 novembre con il Prof. Federico Grassi dell’Ospedale Maggiore di Novara.
PROTESI AL GINOCCHIO PERFETTE
GRAZIE ALLA #ROBOTICA
/E’ possibile realizzare una protesi perfetta? Sì è possibile grazie alla robotica. La metodica garantisce una protesi “su misura” che rispetta le caratteristiche del paziente e permette una ripresa delle attività quotidiane in breve tempo. Il dottor Paolo Sembenini, chirurgo ortopedico specializzato in chirurgia robotica e artroscopiaca, del équipe del dottor Piergiuseppe Perazzini, ci ha spiegato perché e come funziona.
GRAZIE ALLA #ROBOTICA
CON LA ROBOTICA LA PROTESI È PERSONALIZZATA
/Uno dei vantaggi della chirurgia robotica è senza dubbio, la possibilità di posizionare una protesi, sia al ginocchio che all’anca, completamente personalizzata. Questo permette al paziente di abituarsi a questa nuova condizione, in maniera rapida e senza nessuna conseguenza sulle abitudini di vita. Ma come si fa a personalizzare una protesi all’anca o al ginocchio? Ce lo spiega il dottor Piergiuseppe Perazzini.
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